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PapГ  Prende Le Redini
Kelly Dawson


Una donna apprendista fantino con la sindrome di Tourette. Un capo-stalla molto sexy che ГЁ anche il suo capo. Una sorella morente. Un cavallo maltrattato. PotrГ  lei superare le sue paure e fare in modo che quell'uomo si innamori di lei? PotrГ  sperare che lui le rimanga al fianco per sempre?

Quando riesce a ottenere un lavoro come apprendista fantino in una scuderia da corsa, Bianca ГЁ determinata a non lasciare che la sua sindrome di Tourette interferisca con i suoi sogni, e fa del suo meglio per nascondere i suoi ticВ  al suo capo- stalla incredibilmente bello. Ma Clay Lewis non ГЁ un uomo facile da ingannare. Presto scopre il suo segreto, e quando dice, come per caso, che dovrebbe essere sculacciata perВ  le sue bugie il cuore di Bianca batte all'impazzata come mai prima di allora. La sua cotta per Clay cresceВ  giorno dopo giorno, ma mentre si sforza diВ  farsi stimare sul lavoro, Bianca fatica ad affrontare la tragedia che ГЁ costretta a sopportare. Con la sorella minore, sua migliore amica, ormaiВ  in una fase terminale di cancro e completamente dipendente da lei, ГЁ costretta a spingere se stessa al punto di saltare i pasti eВ  non dormire la notte. Clay nota il suo stato di stress, e quando alla fine Bianca crolla decide di aiutarla, ma non come suo datore di lavoro o compagno. CiГІ di cuiВ  lei ha bisogno ГЁ un papГ  amorevole che la consoli quando ГЁ triste e la sculacci per bene come si fa ad una ragazzina birichina quando non si comporta come dovrebbe. BiancaВ  ГЁ felice delle attenzioni che riceve da Clay, e quando lui la prende tra le sue braccia e vuole farla sua, la cosa le fa un immenso piacere, ma non puГІ fare a meno di chiedersi se lui rimarrГ  al suo fianco anche se i suoi tic dovessero peggiorare. RiuscirГ  a confidare abbastanza in lui da consegnargli il suo cuore e lasciare che, come un padre, prenda le redini della sua vita? Nota dell'editore: PapГ  prende le redini ГЁ un romanzo a sГ© ma anche il primo libro della serieВ  PapГ  Neo-Zelandesi.В  Vengono descritte sculacciate, scene di sesso e giochi erotici. Se consideri tale argomento offensivo per la tua morale, tiВ  consigliamo di non acquistare questo libro.







PapГ  prende le redini

––––––––

di

Kelly Dawson

Copyright В© 2016 by Stormy Night Publications and Kelly Dawson


Copyright В© 2016 by Stormy Night Publications and Kelly Dawson

Tutti I diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o copiata in alcun modo e sotto alcuna forma, sia essa elettronica o meccanica, compreso per fotocopia, registrazioni, o qualsiasi altra modalità di raccolta dati, senza il permesso esplicito dell’autore o dell’editore.

Pubblicato da Stormy Night Publications and Design, LLC.

www.StormyNightPublications.com

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Dawson, Kelly

PapГ  prende le redini

Cover del libro di Oliviaprodesign




Sommario


Copyright Pagina (#u6b9fd2f8-f71d-5cdf-980c-e6674adbdb87)

PapГ  prende le redini (#u4a18168f-257a-5c4f-8d93-62974d3efdd8)

Capitolo Uno (#u55159849-1717-5b45-947a-03093563a933)

Capitolo Due (#u3cca2a47-7338-512c-a3ee-37aa9fe2ecbe)

Capitolo Tre (#uea58a189-a30f-5705-8d99-b55428c0ab56)

Capitolo Quattro (#ufb7e41ba-34e1-5a4a-94e9-dbca3aa47034)

Capitolo Cinque (#ufe4c1903-c036-50c5-8ef0-04419d774462)

Capitolo Sei (#ue277786c-8852-5e28-9538-787395db6ce2)

Capitolo Sette (#u53fd6e82-e471-5e44-80c2-8b6c690d983a)

Capitolo Otto (#u28cef0d4-5f98-568a-b8bd-b24b5fc12f3a)

Capitolo Nove (#uef2857d2-74c4-5411-bffb-cd3cd9fa7851)

Capitolo Dieci (#u0e72279b-7b8b-53e7-9d1f-fd0c157fb001)

Capitolo Undici (#ud2775907-4b77-5182-ae2e-917017862a03)

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Questo ГЁ un libro per adulti. Le sculacciate e tutti gli altri giochi di natura sessuale che vengono descritti in questo libro sono frutto di fantasia, e rivolte ad un pubblico adulto.

Traduzione di Patrizia Barrera














Capitolo Uno







"Mi hanno dato il lavoro, Annie!" esclamГІ Bianca trionfante e agitando le mani in aria, entrando nel salotto di casa sua, dove sua sorella era accomodata sulla poltroncina di pelle La-Z-Boy, una coperta di lana colorata sulle ginocchia, e una rivista aperta sul tavolino da caffГЁ accanto a lei. "Inizio domani!"

Annie le sorrise. "Sono contenta - ero convinta che ti avrebbero presa."

"Devo ringraziare il signor Lewis, Tom; all’inizio era un po’ riluttante, mi ha anche preso in giro per il fatto che sono una ragazza, ma alla fine ha accettato di darmi una possibilità, a differenza di tutte le altre stalle in giro che ho contattato."

"Sarai bravissima, Bee. - mormorò Annie - Hai un’abilità innata coi cavalli. Solo, stai attenta che la tua sindrome di Tourette non si metta in mezzo ai tuoi sogni." Sospirò lievemente e si accasciò sulla sedia; lo sforzo di parlare l'aveva esaurita.

"Non sanno della mia Tourette." confessГІ Bianca.

Annie si alzГІ di scatto. "Che cosa? Non gliel'hai detto? E perchГ©?"

Bianca si strinse nelle spalle. "Sai com'è, Annie. – disse - Nessuno si preoccupa di capire la mia malattia, danno tutti per scontato che ne sanno abbastanza, e solo perché i media ultimamente ne hanno parlato.”

Annie annuì leggermente. "Hai ragione, Bee, ma devi dirglielo! Cerca di fargli capire cosa significa per te. Fai in modo di parlargliene, in modo che non dovrai stare continuamente in ansia. Magari non faranno nemmeno caso ai tuoi tic, ma devi dirglielo." C’era un velo di preoccupazione, nella voce di Annie e Bianca sapeva che sua sorella aveva ragione. Era passato molto tempo da quando la sindrome di Tourette le aveva rovinato la vita, ma sapeva quanto poteva rivelarsi dannosa. Sospirò.

"Va bene, Annie, glielo dirГІ." promise. Poi le rivolse un sorrise. "Sai, ГЁ quasi divertente. Sei tu la vera malata, eppure eccoti qui, a proteggermi." Bianca allungГІ la mano per prendere quella di sua sorella, e la strinse delicatamente. La presa di Annie era molto debole, e lei stessa era tanto fragile. Ma il suo sorriso era pieno di calore.

"Ci siamo sempre protette a vicenda, Bee; abbiamo sempre vissuto l’una per l’altra.”

"Come farò ad andare avanti senza di te, Annie.. – mormorò tristemente Bianca – Mi mancherai tanto."

"Non sono ancora morta, Bee." disse Annie con fermezza. Ma entrambe sapevano che era solo questione di tempo: la prognosi di Annie non era buona. Le era stato diagnosticato un cancro terminale tre anni prima e, sebbene avesse combattuto coraggiosamente, era chiaro che ormai il suo corpo non ce la faceva più. A soli venticinque anni, quindici mesi meno di Bianca, Annie era l’ombra di se stessa. La ragazza, un tempo così vivace, si era ridotta a uno scheletro, quasi calva per i danni di una inutile chemioterapia, e incapace di fare due passi da sola prima di essere sopraffatta dalla debolezza e dai conati di vomito.

Bianca si sedette sul divano accanto alla poltrona di Annie, e si mise comoda per passare la serata con sua sorella. Ora che la malattia era progredita così tanto e così rapidamente, ad Annie non piaceva più stare da sola, e il loro padre maniaco del lavoro di sicuro proprio in quel momento stava affogando i suoi dispiaceri nell'alcool al pub dietro l’angolo. Benché se ne fosse andata di casa quando loro erano solo due bambine, la loro madre aveva fatto un mezzo tentativo di tornare nelle loro vite quando aveva scoperto che Annie era malata, ma Bianca non glielo aveva permesso. Provava solo rancore per la donna che le aveva abbandonate da piccole, lasciandole da sole col padre per rifarsi una vita con lo yogi guru con cui aveva una storia, e andandosene con lui in India per “ritrovare se stessa.” Bianca ignorava se poi ci fosse riuscita, ma dal canto suo andandosene aveva perso per sempre le sue figlie. Annie era più comprensiva di Bianca, ma anche lei non aveva mai perdonato quella stupida donna che le aveva lasciate per così poco.

Con il padre che lavorava fuori casa tutto il giorno, era toccato a Bianca di prendersi cura di Annie. C’erano delle volontarie della chiesa locale che venivano a farle compagnia un paio d’ore al giorno, e questo era quanto. A Bianca non importava: Annie era sua sorella, la sua migliore amica, la persona più importante del mondo per lei. Ma a volte occuparsi della sorella diventava estenuante e ormai era chiaro ad entrambe che, di lì a poco, sarebbe stato necessario ricoverare la povera Annie in un ospedale a lunga degenza, dove avrebbe ricevuto un’assistenza adeguata.

Dopo aver cucinato la cena e riassettato la cucina, Bianca si rannicchiГІ accanto ad Annie sul letto matrimoniale della loro stanza. Non dormivano sempre assieme ma il giorno dopo doveva trovarsi al lavoro molto presto, e voleva che sua sorella si sentisse calma e tranquilla, quella notte.

* * *






Arrivò alle stalle alle sei precise del mattino, come le aveva detto il signor Lewis. Anche di così buon mattino l’intero complesso era tutto illuminato e in pieno fermento.

"Buongiorno, sono Clay. Tu devi essere Bianca? Papà mi ha detto che saresti arrivata.” L'uomo in piedi sulla doppia porta aperta delle scuderie sorrise e le tese la mano.

Che bel pezzo d’uomo! Sentì subito la sua forte stretta, quando lui le prese la mano.. Lo guardò velocemente da capo a piedi, ma in modo che non si notasse troppo. Aveva gambe lunghe e magre e indossava dei jeans blu e alti stivali neri. Era alto, con le spalle larghe e i fianchi stretti, la tipica corporatura a trapezio. Portava una camicia a quadri blu con le maniche arrotolate sui gomiti, il che metteva in evidenza le sue braccia forti e muscolose. Ma la cosa migliore erano gli occhi, i più dolci e blu che Bianca avesse mai visto, e quella massa di capelli biondo scuro un po’ ispidi che gli ricadevano ai lati della faccia, dove l’ombra di un pizzetto gli delineava la mascella. Sotto agli occhi c’erano delle minuscole e sensuali rughe d’espressione, e l’uomo era bello abbronzato. Dimostrava circa trent’anni. Ottenere il lavoro come apprendista fantino nella stalla di Tom Lewis era già fantastico, ma avere a che fare con quel bellissimo manzo in piedi sulla soglia che ancora le teneva la mano, sarebbe stata la ciliegina sulla torta!

"Ehm, sì - balbettò, cercando di tenere a bada i suoi tic - Sono Bianca." Quando era nervosa i suoi tic peggioravano sempre e le veniva da fare delle smorfie, a causa della contrazione dei muscoli della faccia, dietro gli occhi e sulla mascella. Si concentrò per non dare spettacolo. Non era ancora il momento di rendere nota al quel bellissimo ragazzo quella strana parte di lei. Non sarebbero mancate le occasioni, per dirglielo.

“Ok, andiamo; papà mi ha chiesto di mostrarti tutto. Lui verrà più tardi."

Non appena Clay le ebbe voltato le spalle, Bianca smise di controllare il suo tic più frequente: girare il collo, contrarre la mascella e nascondere gli occhi dietro le mani mentre li faceva roteare intorno in modo bizzarro, spalancandoli fino a sentire dolore. Dopodiché alzò le spalle e cercò di rilassare i muscoli, ben sapendo di poter tenere tutto sotto controllo solo se non si lasciava prendere dall’ansia.

Continuò a dare libero sfogo ai suoi tic, mentre Clay le era di spalle e non le prestava attenzione, intento a mostrarle le scuderie, a presentarla al resto del personale e a farle vedere i cavalli, illustrandole la routine di tutti i giorni e infine indicandole la lavagna proprio fuori alle scuderie, dov’erano segnati i cavalli da far correre nell’ambito della giornata.

"Se tutto va bene, domani troverai il tuo nome su questa lista. – le disse – Oggi farai pratica strigliando e dando da mangiare ai cavalli, così comincerai a conoscerli.”

“ Ok.” mormorò Bianca distrattamente. Camminava con spavalderia e, dato che gli stava dietro, poteva ammirare il suo bel sedere stretto nei jeans. Niente male, non c’è che dire. I suoi capelli arruffati gli sfioravano la nuca e lei moriva dalla voglia di alzarsi sulla punta dei piedi e farci scorrere le dita.

"E qui - disse Clay, fermandosi di botto e aprendo una porta a lato delle stalle – teniamo la biada per i cavalli." Agitò un braccio per il locale indicandole i sacchi ammucchiati in un angolo e i barili contenenti mangime premiscelato e polveri di integratori vitaminici allineati contro la parete di fondo. Le reti da fieno erano appese a ganci sopra le botti, e una mezza dozzina di balle erano accatastate in modo precario l'una sull'altra lungo la parete laterale.

Una rete da fieno era stata gettata distrattamente sul pavimento, dando una sensazione di sciatteria a quel posto così ben organizzato, e Clay si chinò a raccoglierla. Le passò così vicino che lei potè sentire l'odore del suo deodorante, e un brivido di eccitazione la invase, mentre l’uomo le sfiorava inavvertitamente il seno con la spalla. Trattenne il respiro mentre quel brivido le si diffondeva per tutto il corpo, facendole accelerare il battito cardiaco e indurendole i capezzoli. Lo aveva sentito anche lui? Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, era quasi ipnotizzata, mentre lo vedeva riappendere la rete al suo gancio. Si sentiva fatalmente attratta dal modo sensuale con cui lui si muoveva, dalla leggerezza con cui i suoi capelli gli accarezzavano il colletto della camicia. Quando lui si voltò a guardarla, lei scosse la testa per liberarsi dallo stato di confusione in cui si trovava e si costrinse a concentrarsi su altre cose. Nessun uomo l'aveva mai attratta a quel modo, mai! Di cosa stava parlando, Clay? E perché quel semplice tocco l’aveva eccitata così tanto?

Continuarono il giro e Bianca rimase molto colpita dalla professionalità con cui era gestito l’intero complesso. Quando Clay la presentò agli altri lavoranti delle stalle, o incontrava qualcuno mentre camminavano, era evidente il senso di cameratismo che c’era tra loro. L'ambiente di lavoro era allegro, divertente, scherzoso e Bianca capì che si sarebbe trovata bene.

Lo seguì per tutto il tragitto, schivando le carriole parcheggiate fuori dalle scuderie, fino alla fine. Alcuni giovani si stavano dando da fare per ripulire per bene il pavimento delle stalle, e Bianca non potè fare a meno di immaginare Clay mentre spalava la segatura ... con quei muscoli poderosi che si flettevano per manovrare la pala, e il suo modo di muoversi sensualmente per la stalla.

"Ok, puoi partire da qui e farti tutto a ritroso.” Clay prese una pala da un gancio sul muro e gliela porse. "Immagino che tu sappia come pulire una stalla.” disse.

E se lo avesse preso un po’ in giro? Scosse la testa, riuscendo a mantenere una faccia seria nonostante il sorrisetto che le si stava formando agli angoli della sua bocca.

"No. Credo che dovrai insegnarmi.” rispose.

Mantenne una faccia da angioletto mentre lui la guardava fisso negli occhi. Forse aveva mangiato la foglia? Anche se di recente aveva fatto lavori diversi – la segretaria a tempo determinato presso un istituto scolastico – era ancora in grado di ripulire una stalla con una mano sola! Sentì arrivare un tic, ma riuscì a tenerlo a bada, e ciò la fece sembrare ancora più seria. Doveva stare molto attenta a non far emergere la sua sindrome di Tourette, altrimenti l’avrebbero licenziata su due piedi! Era già successo.

Riuscì nel suo impegno e controllò i tic e il sorrisetto, mentre l’uomo le faceva vedere come spalare la segatura sporca e bagnata e scaricarla nella carriola. Non appena lui le voltò le spalle, lasciò andare il tic che le fece prima torcere, poi scattare e infine contrarre la faccia violentemente. Il suo collo si girò così di scatto che sentì un dolore acuto irradiarsi fino alle spalle. Sempre meglio della lotta che doveva ingaggiare ogni volta per impedire ai suoi tic di darsi alla pazza gioia. Ruotò le spalle, cercando di rilasciare i muscoli in fiamme. E ci riuscì.

Quando la faccia le tornò normale, si rimise a guardare in estasi il corpo snello e muscoloso di Clay che si muoveva con abilità nel grande e arioso box, facendo scorrere la segatura ai lati per lasciare asciugare le chiazze bagnate di cemento. Era proprio un uomo forte e bellissimo! Sorrise, compiaciuta. Era passato un bel po’ di tempo da quando aveva avuto davanti agli occhi uno spettacolo eccitante come quello che adesso le stava offrendo Clay.

SoffocГІ una risatina mentre Clay si sbarazzava dell'ultimo residuo di segatura bagnata e si voltava a guardarla. "Pensi di riuscirci?" le disse, porgendole la pala.

Scosse di nuovo la testa, ma questa volta non riuscì a trattenersi dal mettersi a ridere. "Non posso credere che ci sei cascato! – esclamò – Sono pratica dei lavori di stalla già dai tempi dell’asilo; certo che sono in grado di pulire una stalla!” Gli sorrise sfacciatamente. "Volevo solo guardarti mentre lo facevi!"

Lui la fissò per un attimo, a bocca aperta, poi scoppiò in una risata bassa e rimbombante che gli saliva dalle viscere, e che la fece ridere ancora di più. "Dovrei proprio sculacciarti!" la ammonì, ridendo.

Lei rimase paralizzata all’istante e rimase a guardarlo, senza parlare. Aveva sentito bene? Un brivido l’ attraversò da capo a piedi. Aveva desiderato per tutta la vita che un uomo le dicesse una cosa simile!

Rimase immobile, senza spiccicare parola, mentre lui stava ancora a ridere. Alla fine, l’uomo le fece l’occhiolino e se ne andò, lasciandola lì, con la pala in mano.

Mentre lo guardare andarsene, Bianca si chiese cos’era quel tremendo dolore che si sentiva tra le cosce. Certo, lui era sexy, ma lo erano anche molti altri uomini che aveva incontrato, e nessuno di loro l’ aveva mai eccitata tanto, prima. Forse era il fatto della sculacciata. Certo, doveva essere quello!

* * *






"È meraviglioso, Annie!" disse Bianca a sua sorella. Era tornata a casa per pranzo. Come ogni scuderia per cavalli da corsa, si lavorava soprattutto all’alba e dal tardo pomeriggio fino a sera, quindi aveva qualche ora libera durante la giornata, così poteva prendersi cura di Annie.

Annie le sorrise debolmente. "Sono contenta, per te. – le disse dolcemente – E spero che anche lui sia gentile; ti meriti un brav'uomo."

"Beh, non è ancora il mio uomo!" esclamò Bianca. Poi strinse la mano di Annie. “Ma sembra carino. E ama i cavalli, quindi è un buon inizio.” Poi sorrise e si avvicinò a sua sorella. "E credo che sia anche un amante delle sculacciate!"

Il sorriso di Annie le illuminò tutto il viso. "Oh, sorellina, sono così felice per te!" esclamò. "Posso morire felice, sapendo che hai trovato l’uomo dei tuoi sogni." Strinse delicatamente la mano della sorella, e quella piccola stretta sembrò toglierle ogni forza.

"Non puoi lasciarmi! - piagnucolГІ Bianca, mentre una lacrima le scorreva sul viso. "Non sono ancora pronta per restare senza te." Strinse saldamente entrambe le mani di Annie nelle sue.

"Non ancora...- confermГІ Annie - Ma accadrГ  presto. E sarГ  un sollievo, sorellina. La fine del dolore."

Bianca si stese sul letto accanto a sua sorella. La salute di Annie si stava rapidamente deteriorando. Il cancro stava divorando progressivamente il suo corpo; era un modo atroce di morire.

La sua pausa finì anche troppo presto e Bianca dovette tornare al lavoro. Annie si era quasi addormentata, ma sorrise quando Bianca si chinò su di lei e la baciò dolcemente sulla guancia, per poi lasciare la stanza in punta di piedi.

* * *






Clay l'aveva osservata lavorare nell'ultimo quarto d'ora. Bianca si trovava nel box della biada e aveva abilmente gettato giù dalla catasta, che arrivava ben oltre la sua testa, una bella balla di fieno, e lui la stava piacevolmente osservando dalla porta mentre lei riempiva tutte le reti. Quel lavoro facile e ripetitivo le permetteva di tenere la mente sgombra, e il suo pensiero corse alla sorella. La vita era così crudele! Annie era la persona più straordinaria che conosceva, bella dentro e fuori, e stava morendo. Non meritava di morire a quel modo.

"Cos'è che fai, con la faccia?”

Bianca sobbalzò per la paura: non l’aveva sentito avvicinarsi. Poi gemette: se n’era accorto prima di quanto sperasse! I suoi tic dovevano essere peggiorati, se lui era riuscito a notarli il secondo giorno di lavoro.

"Allora?" insistette Clay, con tono arrabbiato.

Lei sospirò e abbassò lo sguardo. "Perché ti interessa?” chiese.

Clay le lanciò un'occhiataccia. “Come responsabile di tutto il complesso penso di avere il diritto di sapere. Ti droghi?"

"No! - esclamò lei, con forza - Non è nulla del genere." Lui continuò a fissarla ed era chiaro che non l’avrebbe mollata fino a quando non avesse ricevuto una spiegazione ragionevole. Lei sospirò. Fa che non accada di nuovo! Per tutta la sua vita aveva combattuto contro lo stereotipo che i media avevano diffuso sulla sindrome di Tourette; aveva lottato per dimostrare alla gente di valere come chiunque altro, malgrado quelle strane smorfie che le si disegnavano in faccia.

"Allora? Sto aspettando!" ringhiò l’uomo.

"Ho la sindrome di Tourette."

"Quindi hai mentito."

"No." Scosse la testa con decisione.

“Ti è stato specificamente chiesto nel modulo di domanda se avevi qualche patologia medica. Hai barrato no, l'ho letto. "

"No, mi è stato chiesto se avevo delle patologie mediche in grado di interferire col lavoro. – lo corresse lei – La mia malattia non m’impedisce di lavorare.” E disse queste cose con fermezza, sperando di apparire convincente.

"Quindi le bestemmie, tutti quei tic strani che sono una mezza disabilità...e il fatto che si ripetano ossessivamente delle frasi... E’ tutto falso?" le chiese dubbioso, non sapendo se crederle o meno.

Lei scosse la testa. "No, è vero, ma solo per alcune persone. Il fatto è che la Tourette colpisce tutti in modo diverso. Ai media piace gonfiare le cose, ma io non faccio niente di tutto quello che hai detto. C’è qualcuno malato come me che le fa, ma io no. Quello che succede a me l’hai visto: faccio le smorfie. Da piccola ho avuto un po’ di quegli altri sintomi, ma poi sono passati. Quello che mi hai visto fare è quanto.”

"Allora perchГ© non l'hai detto a papГ , quando vi siete conosciuti?" domandГІ lui, ancora irritato.

"PerchГ© non mi avrebbe dato il lavoro!" esclamГІ. "Guarda, ci sono giГ  passata. In questo paese ci sono leggi sul lavoro molto discriminanti. Nessun datore di lavoro assumerebbe qualcuno con la sindrome di Tourette se puГІ scegliere tra altri candidati. Nessuno la conosce veramente, ad eccezione di ciГІ che sentono dai media, che poi parlano solo di casi eccezionali ed estremi. Quindi anche voi mi avreste valutato su queste basi."

Clay si grattГІ il mento, guardandola molto pensieroso. "E se tu facessi queste cose quando sei in sella? Quando ti vengono quelle smorfie, lo fai in modo abbastanza violento. Se ti accadesse quando stai galoppando in pista rischieresti di perdere l'equilibrio, cadere e farti male o, peggio, morire sul colpo. Sai quante cause di lavoro vengono fatte ogni giorno?"

Le fece l'occhiolino, sorridendo sulla sua battuta, ma lei non ricambiò il sorriso. Non poteva: sapeva che lui aveva ragione. Alcuni dei suoi tic facciali erano movimenti bruschi e, spesso, si combinavano con violente torsioni del collo, il che alterava completamente la sua percezione dell’esterno e poteva farle perdere l’equilibrio.

"Non mi ГЁ mai successo, quando cavalco. O anche quando lavoro con i cavalli, lo giuro! Tutto ciГІ ha un meraviglioso effetto terapeutico su di me. A cavallo, mi sento una persona normale ".

Incrociò le dita dietro la schiena sperando di avere fortuna, e che lui le avrebbe concesso quell’ultima possibilità. Non sarebbe stato il primo a licenziarla per la sua Tourette, e senza dubbio non sarebbe stato l'ultimo.

"Se mi dai una possibilitГ  per questo lavoro, ti prometto che non te ne pentirai." supplicГІ. Non voleva sembrare disperata, ma in veritГ  lo era. Nessun'altra scuderia aveva voluto assumerla; la maggior parte degli allenatori preferiva ancora apprendisti fantini maschi, anche se in realtГ  maschi e femmine hanno pari diritti. E aveva bisogno di un lavoro, preferibilmente uno con degli orari che le permettessero di prendersi cura di Annie.

Clay la guardГІ severamente per un attimo prima di lasciarsi andare ad un ennesimo sorriso.

"Sei fortunata: non sono io che mi occupo di assunzioni e licenziamenti, quindi per ora nessun problema. ParlerГІ con papГ  e cercherГІ di spiegargli la situazione."

Ancora una volta le strizzò l’occhio. ”Ma, se dipendesse da me, ti metterei sulle mie ginocchia e ti sculaccerei per bene, per non avermi detto niente!”

"Oh, grazie, signore!" Era così sollevata che dovette reprimere l’impulso di gettargli le braccia al collo per la gioia.

Fu solo più tardi, molto più tardi, quando si trovava già sotto le coperte, che le ritornò alla mente la frase: ”Ti metterei sulle mie ginocchia e ti sculaccerei per bene.” pronunciata da quella voce profonda, e si sentì scuotere da un brivido. Non ne aveva parlato con Annie, ma sapeva che la sorella l’avrebbe capita. Era una delle poche persone al mondo a conoscere la sua ossessione per le sculacciate. Annie sapeva tutto dei siti web che Bianca frequentava a tarda notte, per soddisfare questa sua insana passione. E forse Annie avrebbe anche capito se le parole di Clay erano tendenziose, oppure no.

Con questo pensiero in mente si addormentò, pensando a quell’uomo e a come sarebbe stato essere sculacciata da lui. Era bello, con mani grandi e forti, abbastanza grandi da lasciarle delle impronte sul tutto il sedere. Si immaginò rovesciata sulle sue ginocchia con quelle enormi mani che le facevano diventare rosse le chiappe, mentre con la sua voce da baritono la rimproverava per qualche misfatto immaginario. Si addormentò con un sorrisetto sulla faccia, aspettando con ansia il mattino, quando avrebbe rivisto il suo bel caposquadra.














Capitolo Due







Le scuderie erano già attive come un alveare, quando il giorno dopo arrivò al lavoro poco prima delle sei del mattino, pronta per un'altra intensa giornata. Clay era già lì, con i suoi morbidi vecchi jeans strappati che gli pendevano dai fianchi stretti e aderivano in modo sexy alle sue gambe lunghe e magre. La maglietta nera che indossava metteva in risalto le sue spalle larghe, e i muscoli delle sue braccia erano in meravigliosa contrazione, mentre portava con entrambe le mani due secchi blu pieni d’acqua. Si unì al resto della squadra dopo aver controllato la lavagna appesa fuori della scuderia, per vedere la sua prima consegna: era stata assegnata a Big Red, un enorme castrato marrone che torreggiava su di lei per oltre un metro, probabilmente il cavallo più grande e più forte della stalla. Chiaramente Clay e suo padre, facendola salire proprio su quel cavallo per il suo primo giro, avevano intenzione di metterla alla prova e verificare se come apprendista fantino di Tom Lewis lei andasse bene. Non poteva biasimarli: sapeva che, essendo molto piccola anche per una donna, avrebbe sempre dovuto mettersi in gioco. Era quindi ovvio che le facessero provare per primo il cavallo più forte. Per diventare un bravo fantino non era indispensabile essere forti; anche il coraggio e una forte determinazione erano essenziali, insieme ad un buon rapporto col cavallo, e lei aveva tutto questo in abbondanza. Quindi, che la sfidassero imponendole un cavallo così difficile, non le faceva affatto paura.

Ripulì per bene tutta l’area dagli attrezzi. poi portò fuori il grosso castrato, assicurandolo ad uno dei ganci a lato. Il gigante buono le strofinò con affetto il naso sulla spalla, mentre lei gli parlava a bassa voce, accarezzandogli il collo prima di posizionare la carriola contro la porta della stalla.

"Ciao, sono Darren." Il giovane che puliva il box accanto a lei le tese una mano sporca e Bianca, anche se era imbrattata di fango e polvere, la strinse, sorridendo timidamente. Un po’ di sana sporcizia non le aveva mai dato fastidio. Anche il ragazzo che aveva davanti non aveva una gran corporatura, anzi la sua mano era solo leggermente più grande della sua. Tuttavia constatò che la sua stretta era energica, mentre le dita callose di lui ancora tenevano le sue.

“Bianca.” disse. Sembrava abbastanza amichevole, ma purtroppo non era un granché fisicamente, soprattutto se paragonato a Clay.

"Da quanto tempo lavori qui?" gli chiese.

“Da più di cinque anni ormai. Tom mi ha assunto come apprendista. "

"E ora sei un fantino autorizzato?"

"Sì." Fece un piccolo cenno col capo, da cui traspariva tutto il suo orgoglio. "Oggi corro su uno dei favoriti. Un altro vincitore, si spera! Luke è laggiù a preparare la puledra adesso." Le fece un cenno con la mano, e Bianca lanciò uno sguardo verso la scuderia: laggiù c’era un uomo, molto simile a Clay, che stava strigliando una bellissima puledra color castagna.

"Chi ГЁ Luke?" chiese.

"Il fratello di Clay. Ci sono tre fratelli Lewis; Luke ГЁ il maggiore. Poi Clay, e infine Cody. Alla fine li conoscerai tutti; lavorano qui, ma Cody si divide tra questo posto e la fattoria."

"Clay sembra carino." Era solo un'osservazione, ma il viso di Darren si incupì.

"Si." Poi sorrise. "Che fai stasera? Vuoi bere qualcosa con me? Conosco un posto dove si mangiano delle ottime costolette.”

"No!" Quella parola le uscì fuori più di getto e più violentemente di quanto volesse e, dallo sguardo di Darren, capì che il ragazzo si era offeso.

"Mi dispiace, è solo che ..." s’interruppe. Non poteva dirgli di Annie, del fatto che intendeva trascorrere ogni minuto libero con la sorella morente. Non ancora. "E’ solo che ho altri progetti per stasera, tutto qui."

"Ok, va bene." Da come la guardò Bianca capì che lui non le credeva affatto, ed era un vero peccato. Darren si rimise al lavoro, ma lei rimase lì, appoggiata al rastrello, sentendosi a disagio e in colpa. Questo lavoro non stava andando bene. La sua Tourette era già stata scoperta e aveva appena offeso un collega. Non era qui per farsi dei nemici, ma a quanto pare era quello che stava accadendo.

Si scrollò dai suoi pensieri quando sentì avvicinarsi qualcuno, e quasi subito capì che era Clay. Batteva distrattamente un frustino sul palmo della mano mentre camminava lungo l'ampio corridoio della stalla. Smise di camminare e la fissò, poi le puntò contro il frustino con sguardo ammonitore.

"Sei qui per lavorare, non per sognare." La guardò con occhio severo, i capelli arruffati che gli cadevano sul viso, il sopracciglio alzato che gli conferiva una certa autorità. Un altro non avrebbe interpretato quei gesti come un comando, ma a lei quell’atteggiamento di Clay faceva venire i brividi dietro la schiena. Annuì imbarazzata, prese il rastrello e si mise al lavoro, osservando di nascosto la sua ombra che si allontanava. Anche da lontano era spettacolare! Non c’era un filo di grasso sul suo corpo; era magro ma muscoloso, e incredibilmente in forma.

Mentre continuava a pulire la stalla, si chiese come sarebbe stato se lui l’avesse sculacciata con quel frustino. Lo avrebbe usato solo di punta, per farle sentire un breve ma piacevolissimo dolore? O l'avrebbe frustata con violenza, impugnando il frustino come un bastone, e facendole dei bei lividi su tutto il sedere?

Per non farlo spazientire di nuovo, pulì tutto il suo box in tempo record, svuotando l’intera carriola piena di letame molto prima di Darren.

Big Red batté un po’ gli zoccoli sul terreno e si scansò leggermente, mentre lei lo strigliava, ma per il resto la lasciò fare senza ribellarsi. Sebbene lavorassero gomito a gomito Bianca notò che Darren la ignorava di proposito, non voltandosi a guardarla nemmeno una volta.

Posizionare la sella correttamente sulla schiena di Big Red era una vera impresa, visto che era così alto, ma lei ci riuscì, e quando gli altri fantini erano già in sella e si stavano avviando verso la pista, Tom, il padre di Clay e il vero proprietario di quelle scuderie, apparve magicamente alle sue spalle e l’aiutò a montare in sella.

Big Red al trotto era stupendo! Le sue lunghe zampe divoravano il terreno con passi fluidi e veloci e, mentre volava lungo la pista, non ancora al galoppo, Bianca potè avvertire la potenza di quell’animale e rimase senza fiato. Poteva sentire ogni muscolo del suo corpo contrarsi mentre i suoi potenti quarti posteriori lo spingevano in avanti.

E’ per questo che ho lottato con le unghie e con i denti! Bianca gridò dentro di sé. Per questo spettacolo della natura!

Cavalcare, soprattutto a folle velocità, era ciò che amava di più al mondo. Si sentiva così a suo agio, in sella e, mentre si lasciava portare dal galoppo bruciante del grosso castrato, si rilassò completamente, finalmente libera dai tic. Il vento le sibilava in faccia e lei gettò indietro la testa e rise, felice di essere di nuovo in sella, a fare l’unica cosa che amava davvero.

Alla fine dell'allenamento, cercГІ di frenare Big Red tirando le redini per riportarlo al trotto, ma il grosso cavallo la ignorГІ e continuГІ a correre.

Maledizione! - pensГІ - Scommetto che Clay sapeva che sarebbe successo e ora si starГ  prendendo gioco di me!

Ma quel pensiero la rese solo piГ№ determinata. Non aveva mai reagito bene alle persone che le dicevano che non poteva fare qualcosa, ed era successo tantissime volte nel corso degli anni, sia per colpa della Tourette, ma anche a causa della sua fragile corporatura. TirГІ con forza le redini. Aveva giГ  visto dei cavalli sfuggire al controllo dei loro fantini, andando a danneggiare le recinzioni e facendo male a se stessi e ai loro cavalieri, e quel pensiero le diede la forza di cui aveva bisogno per controllare il grande e forte cavallo.

"Whoa, ragazzone! – gridò – Ho bisogno del tuo aiuto!” Spingendo tutto il suo peso sulle staffe, si appoggiò all'indietro sulla sella e tirò le redini più forte che poteva, segandosi quasi le mani, e continuando a parlare ininterrottamente al cavallo. Lentamente, il grosso castrato obbedì, rallentando gradualmente fino ad arrivare ad un dolce trotto.

“Bravo ragazzo.” cantilenò lei, carezzandogli dolcemente il collo, ancora ben dritta sulla sella per fargli capire che doveva fermarsi. L’animale alla fine sbuffò rumorosamente e rallentò del tutto, e Bianca ne approfittò per riportarlo nella stalla a tempo di passeggiata.

Ahah, Clay, ce l'ho fatta! Ho vinto la sfida: ho controllato Big Red! Ce l’ho fatta! rise trionfante dentro di sé.

* * *






Il lavoro in pista era molto più faticoso di quello che ricordava. O forse era che non cavalcava da un bel po’ e ci aveva perso la mano. In ogni caso, non vedeva l'ora di fare una breve pausa nella sala riservata ai fantini e bersi una bella tazza di caffè, prima di rimettersi al lavoro.

"E’ arrivato un nuovo cavallo. - la informò Clay - Una puledra. È stata abusata in modo orribile e non permette a nessuno di avvicinarsi a lei, ma papà ha accettato di prenderla, vediamo se possiamo aiutarla. Ha un buon pedigree e dovrebbe essere in grado di correre, se riusciamo a farle superare la paura. Se ti va, puoi venire a vederla."

"Come si chiama?"

"Rosa. Sapphire Rose. "

Mentre seguiva Clay fuori, Bianca si appoggiГІ alla ringhiera di legno del recinto rotondo, e si mise a osservare Tom che guidava il rimorchio fin dentro il cancello. Fu percorsa da un brivido al suono degli zoccoli che scalciavano contro il fianco del rimorchio, accompagnato da un nitrito acuto. La povera bestia sembrava terrorizzata!

"Non le avevate fatto un calmante?" rimbombГІ la voce profonda di Clay alle sue spalle.

"Si è ripresa! – sbuffò uno dei fattorini - È pericolosa, questa. Sei pazzo a tenerla. Bisognerebbe sopprimerla."

“Hmmm..” mormorò Clay appoggiandosi alla ringhiera accanto a lei, come se concordasse con l’uomo.

"No! – urlò Bianca - È solo spaventata. Per favore, dalle una possibilità!"

Clay le diede una pacca delicata sulla spalla, costringendola a sorridere. "Noi gliela daremo."

Bianca guardò, con gli occhi spalancati per l'orrore, uno degli uomini che si infilava nella porta laterale del rimorchio armato di un grosso bastone, e spingeva con questo la puledra giù per la rampa fino al recinto rotondo. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per mordersi la lingua invece di urlargli delle bestemmie, e dovette combattere con l’impulso di arrampicarsi sulla recinzione e lanciarsi contro di lui. Cosa c'era di male nell'essere gentili? Ma si costrinse a rimanere ferma e in silenzio; non spettava a lei riprendere il lavorante...o almeno, non fintanto che Clay e Tom erano lì e la guardavano.

La puledra era bellissima. Anche nello stato in cui si trovava - scheletrica, sporca e ferita - teneva alte testa e coda, mentre scalciava per tutto il perimetro del piccolo recinto, sbuffando rumorosamente dalle larghe narici. Aveva una macchia bianca a forma di fiamma sul muso, e anche tre delle caviglie erano bianche. Poteva avere circa due anni.

Mentre si avviava verso di lei con i due uomini, Bianca notò sulla testa una ferita profonda che trasudava ancora sangue, e molti segni di frusta su tutto il corpo, dal fianco fino al collo. Ansimò e sentì Clay irrigidirsi al suo fianco.

Si fermarono davanti alla staccionata a guardare Tom che le scivolava accanto, con la mano tesa in segno di amicizia, ma la puledra non gli permise nemmeno di avvicinarsi. Non appena l’uomo entrò nel recinto, appiattì le orecchie sulla testa, scoprì i denti e lo caricò, cercando di colpirlo con le zampe anteriori mentre lui provava ad avvicinarsi. Sentì Clay imprecare a bassa voce mentre Tom si scansava di lato, evitando per un pelo di essere preso a calci, e si infilava tra le corde per mettersi al sicuro.

"È stata seviziata.” osservò Clay.

Bianca si sentì male. Cosa aveva dovuto soffrire, quella povera bestia, per comportarsi a quel modo? A giudicare dalla ferita sulla testa, era evidente che era stata picchiata con una sorta di mazza, ma cos'altro le avevano fatto? Si sforzò di calmare l'ondata di nausea che si sentiva dentro, al pensiero delle sofferenze di quel povero cavallo.

Tom scosse tristemente la testa. "È peggio di quanto credessi. – disse – Ora telefono ai proprietari e mi accordo col veterinario per sopprimerla oggi stesso. Non possiamo avere in giro un cavallo come questo; potrebbe uccidere qualcuno."

"No! - gridГІ Bianca - Per favore, fate provare me!"

Tom annuì, ma Clay scosse la testa. "Niente da fare! È troppo pericoloso! Hai visto cosa ha appena cercato di fare a papà!"

Ignorandolo completamente, Bianca si arrampicò sulla staccionata e trattenne il respiro, mentre avanzava verso il recinto della puledra. Sapeva che l’animale era pericoloso, ma cercò di concentrarsi sul linguaggio del corpo, avvicinandosi lentamente e guardando a terra, mentre allungava la mano verso il cavallo. Cautamente, la puledra le si avvicinò, sbuffando rumorosamente, con le narici bene aperte. Bianca non si mosse, tenendo sempre la mano aperta verso di lei. Piano piano, la puledra protese in avanti il muso morbido e Bianca glielo accarezzò con dolcezza.

"Ciao, bellissima." cantilenГІ. La cavalla la guardГІ con occhi colmi di sospetto, le orecchie che guizzavano avanti e indietro e il corpo tremante ma poi, mentre Bianca continuava a parlarle a voce bassa con la mano sempre in aria, alla fine si rilassГІ.

Poteva sentire gli occhi di Tom e di Clay puntati su di lei, mentre stava ancora nel recinto con la puledra, e il suo cuore si gonfiГІ d'orgoglio. Annie le aveva sempre detto che aveva un dono con i cavalli, ma non aveva mai avuto l'opportunitГ  di testare fino a dove potesse arrivare.

"Brava, ragazza. Buona, buona, Rose." Bianca continuò a parlarle a bassa voce, cercando di rassicurare la cavalla, mentre le si avvicinava e provava ad accarezzarla lievemente. Era straziante vedere lo stato in cui si trovava, il terrore che le leggeva dentro. Le sue orecchie tremavano costantemente, poteva vedere il bianco degli occhi sbarrati e il tremito che scuoteva il suo corpo. Si sentì invadere da un’ondata di rabbia, quando si rese conto degli incredibili abusi che aveva subìto l’animale. Quel giorno, invece di tornare a casa durante le ore di pausa e trascorrere del tempo prezioso con Annie, Bianca preferì rimanere nel recinto con la puledra, per farsi conoscere e guadagnarsi la sua fiducia, insomma per stringere un legame con lei. Quando si fece sera e dovette tornare al lavoro normale di stalla, la puledra accompagnò nervosamente Bianca fino all’uscita, camminandole al fianco per tutto il lungo corridoio.

Bianca rimase ancora lì per un po', sporgendosi oltre la mezza porta del recinto, a guardare la puledra che cercava di orientarsi. Alzò lo sguardo quando sentì dei passi avvicinarsi, e le si parò davanti un uomo alto e biondo che era l'immagine sputata di Clay. Sembrava di uno o due anni più giovane, ma era ovvio che fossero fratelli. Come Clay, aveva una barba ispida che gli appesantiva la mascella, i suoi capelli erano troppo lunghi e arruffati e avevano bisogno di un bel taglio, e i suoi occhi erano gentili. Ma, mentre le si avvicinava, sentì che di certo l’odore non era quello di Clay. Quell’uomo non si portava addosso quell'inebriante profumo di cavallo; odorava più di erba, grano, terra, cane e qualcos'altro, non sapeva bene cosa. Insomma, puzzava come un contadino.

"Cody." Disse lui, tendendole una mano sporca, e lei gliela strinse timidamente, la sua mano minuscola in quella enorme di lui. Era persino più massiccio di Clay e sembrava ancora più imponente, se possibile. Non lo conosceva nemmeno e già quell’uomo l’attraeva, con quella sua aria autoritaria. Lui indicò il cavallo. "Chi è questo?"

“Questa è Rose. È arrivata oggi. E’ stata sedata, ma una volta qui si è svegliata e ha cominciato a tirare calci." Bianca sorrise orgogliosa al ricordo. Le piacevano i cavalli esuberanti. Ma il suo sorriso svanì rapidamente quando si ricordò del motivo per cui la puledra era lì.

"Г€ stata gravemente maltrattata."

Cody annuì e si spinse in avanti, raggiungendo la porta della stalla. Immediatamente, la puledra inchiodò le orecchie all'indietro e si precipitò verso di lui, i denti scoperti in una feroce dimostrazione di aggressività provocata dalla paura, e Cody fece frettolosamente un passo indietro, emettendo un basso fischio.

"È solo spaventata. - disse dolcemente Bianca – Tranquilla, ragazza." disse canticchiando al cavallo, che davanti a lei si fece docile e tremante, con le narici che si allargavano.

"Г€ un po' nervosa?" chiese Cody.

Bianca scosse la testa. “No, è molto spaventata. Ha subito orribili abusi. " Voltandosi, lo guardò dall'alto in basso. "Non sai niente dei cavalli? Non vedi cos’ha passato?”

"No, infatti non ne capisco niente." Cody scosse la testa. "Mi occupo della fattoria. Qui gestiamo pecore e manzi e coltiviamo un po'di grano, oltre ad addestrare i cavalli. E’ papà che si occupa delle scuderie, mentre nostro zio è sempre stato un contadino. E’ così che è organizzata la nostra famiglia. Ma da quando è morto zio Max, sono io che mi occupo della terra. Non mi azzarderei per tutto l’oro del mondo a salire su una di queste bestie pazze, ma dammi una moto e vedrai che ti combino!"

"Oh." Bianca sorrise chiedendosi se il terzo fratello, Luke, fosse bello come i due che aveva già incontrato. E se anche lui era gentile ... Era passato un po'di tempo da quando un bell’uomo si era mostrato interessato a lei; di solito, quando scoprivano i suoi tic, perdevano la voglia di conoscerla.

"PapГ  se la vuole tenere, questa bestia?" Cody sembrava dubbioso.

Bianca annuì. "Per ora." Anche se sapeva che non era del tutto vero: Tom non aveva ancora rinunciato a sopprimere il cavallo. Almeno, per quanto ne sapeva.

Cody rimase lì ancora per qualche minuto, a guardare il cavallo, e a fissare lei, con la coda dell'occhio. Era ovvio che la stava studiando di nascosto, e Bianca si sentì invadere da un’ondata di nervosismo crescente, quando sentì l’urgenza di cedere il passo ai suoi tic. La pressione stava crescendo dentro di lei e quasi non riusciva più a controllarla.

A un tratto, cedette. Si voltò di spalle, in modo che lui non si accorgesse troppo delle smorfie che faceva, ma sapeva che se lui si fosse voltato a guardarla se ne sarebbe accorto. Si sarebbe mostrato ancora gentile con lei, se l’avesse vista?

"Tutto bene?" chiese l’uomo.

Lei annuì. "Sto bene."

"Ma...hai una faccia ..." La sua voce si spense, non riuscendo a spiegare a parole le orribili smorfie che vedeva sulla faccia di Bianca.

"Si chiama sindrome di Tourette. - scattò lei, sulla difensiva – Fattelo spiegare da Clay. O meglio ancora, cercalo su internet. Là troverai tutte le informazioni che vuoi.” Il suo tono di voce era amaro, mentre gli ringhiava quelle parole, ma non le importava. I fratelli Lewis l’avevano già maltrattata abbastanza, riguardo la sua Tourette.

Cody fece un passo indietro, visibilmente ferito a quell’aggressione verbale. "Beh, allora ti lascio in pace."

"Come vuoi." Il suo cuore si spezzò a quelle parole. Era stata respinta così tante volte ormai, ma ogni volta che si sentiva rifiutata non poteva fare a meno di soffrire. Avrebbe mai trovato un uomo che la accettasse per quello che era?

* * *






"Guarda questa!" La voce orgogliosa di Annie si colorГІ di eccitazione, mentre alzava la tutina celeste da neonato che aveva appena finito di lavorare a maglia.

Bianca sorrise, ma era troppo stanca per gioire con la sorella. Era piГ№ di una stanchezza fisica; si sentiva mentalmente svuotata. Vedere quella puledra ridotta in quello stato terribile era giГ  stato abbastanza angosciante, e anche provare a conquistare la sua fiducia era stato faticoso. E, dopo tutto ciГІ, Tom non era ancora del tutto convinto a non sopprimerla. Si sentiva lacerata. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre si sedeva accanto ad Annie e le raccontava tutto.

"Riuscirai a domarla, Bee; hai un dono, con i cavalli."

Bianca annuì. “Oggi ho fatto dei progressi. Spero solo che per Tom possa bastare.”

Annie si limitГІ a sorridere. "Lo spero anch'io."

* * *






Sebbene fosse completamente esausta, Bianca si agitГІ e si rivoltГІ tutta la notte. Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine della puledra traumatizzata, non poteva non ricordare i suoi nutriti terrorizzati mentre prendeva a calci il rimorchio. Non poteva dimenticare il modo in cui gli uomini l'avevano cacciata nel recinto con quel grosso bastone. E non poteva non soffrire per Annie, che si stava letteralmente consumando. Moriva di piГ№ ogni giorno. Quanto tempo ancora le restava?














Capitolo Tre







Gli allenamenti mattutini e le giornate alle scuderie passarono velocemente, e una mattina Bianca era nella stalla a spazzolare delicatamente il sangue secco dal mantello della puledra quando sentì dei passi echeggiare sul pavimento di cemento appena pulito, e dirigersi verso di lei. Il cuore le balzò in gola. Ebbe un brutto presentimento. C’era qualcosa che non andava. Pochi secondi dopo, Tom comparve fuori della porta della stalla con due coppie ben vestite dall'aspetto elegante, evidentemente fuori posto in quell’ambiente rurale. Ma quando vide l'espressione sui loro volti, il loro orrore, capì subito di chi si trattava. Chiaramente erano i proprietari di Rose. La puledra riprese a tremare alla presenza degli uomini; soffiò rumorosamente attraverso le narici dilatate e batté lo zoccolo anteriore. Bianca le mise una mano sul collo, per confortarla, calmarla, cercare di farle capire che quelle persone non le avrebbero fatto del male, che era al sicuro. Guardò gli occhi di entrambe le donne riempirsi di lacrime

"Poverina! - gridò una di loro – Come l’hanno ridotta! Sarebbe meglio sopprimerla, e non farla soffrire più!”

Bianca le guardГІ, inorridita, mentre gli altri annuivano silenziosamente.

"Roger pagherà per questo! - ringhiò uno degli uomini – Come ha osato fare una cosa del genere a questa puledra?" Cercò di entrare nella stalla, ma Rose non ne volle sapere: appiattì le orecchie, scoprì i denti e caricò, urtando anche Bianca e facendola cadere

"Stai bene, Bianca?" chiese Tom, non osando venire in suo soccorso. "Non ho mai visto un cavallo così traumatizzato. - disse tristemente - Sì, credo che l’unica cosa da fare sia sopprimerla.”

"No! - gridò Bianca - Dovete darle un’altra possibilità! Per favore!"

"Credo che tu abbia torto, tesoro. - disse l'altra donna - Sopprimerla è la cosa più caritatevole che possiamo fare, per lei.”

Alzandosi dal pavimento della stalla e spazzolandosi goffamente la segatura dai jeans, Bianca si affrettГІ verso la puledra, che si era allontanata e ora si trovava nell'angolo piГ№ lontano della stalla, tremante. Rimase accanto al garrese della puledra, calmandola, carezzandole il collo con la mano, parlandole dolcemente, e lentamente Rose si rilassГІ.

"Guardate!" disse, sapendo che questa poteva essere stata l'unica possibilitГ  di lottare per quel cavallo. "Comincia giГ  a fidarsi di me!" Ma sentiva che stava combattendo per una causa persa: poteva leggere un profondo scetticismo sui volti dei proprietari.

Clay arrivò con il veterinario e Bianca rimase insieme a Rose nella stalla per tenerla calma, mentre il veterinario la esaminava. Tom aveva chiesto specificatamente di un veterinario donna e così Rose rimase ferma, ma era estremamente tesa, il suo corpo tremava, anche con Bianca in piedi accanto a lei a infonderle coraggio. Il viso del veterinario era cupo mentre esaminava il cavallo e quando uscì dalla stalla scosse la testa.

"È stata maltrattata troppo gravemente. – disse la donna – L’hanno torturata sia fisicamente che mentalmente.” aggiunse con tristezza, elencando le ferite della puledra sulla punta delle dita. "Non sono sicura che possa essere riabilitata. Potrebbe valere la pena di provare, ma non posso garantire che funzionerà. La cosa più umana da fare sarebbe sopprimerla."

"No!" gridГІ ancora Bianca, gettando le braccia intorno alla cavalla a proteggerla. Sorpresa, la puledra si impennГІ, sollevando Bianca in aria.

"Sì! – esclamò uno degli uomini – E’ evidente che è pericolosa. Un cavallo del genere non è più buono per nessuno.” Si rivolse ai suoi compagni e, sebbene lei non riuscisse a sentire cosa si stavano dicendo, capì che si stavano accordando per sopprimere il cavallo.

"Cavolo!" si mise a piangere Bianca, al colmo della disperazione, rialzandosi da terra e con le lacrime che le sgorgavano copiose dagli occhi. "È solo spaventata! Diglielo anche tu, Clay! Aiutatemi a salvare questa povera bestia! M’impegnerò io. La addestrerò nel mio tempo libero ma, per favore, datele un’ultima possibilità!" Ma, mentre diceva queste parole e s’impegnava fino al collo, sentì una fitta al cuore. Era davvero disposta a rinunciare al poco tempo che le rimaneva assieme a sua sorella per un cavallo? Annie avrebbe capito la sua decisione?

Clay si fermò davanti alla porta della stalla e le fece cenno di seguirlo. Le ci volle tutta la forza che aveva in corpo per obbedire e abbandonare la cavalla al suo destino, ma alla fine seguì Clay qualche metro fuori dell'edificio, in una stalla vuota dove potevano parlare in pace.

"Perché vuoi farla continuare a soffrire?- le chiese – E’ ridotta troppo male. La cosa più pietosa è sollevarla dalle sue sofferenze." Se ne stava appoggiato distrattamente contro il muro, con un piede rivolto all’indietro e le braccia incrociate sul petto. Se non fosse stata così sconvolta, a Bianca sarebbe piaciuta rimanere a guardarlo mentre era in quella posizione. Sembrava così imponente, così controllato... e così incredibilmente bello!

"Non te lo so spiegare. – rispose - So solo che ho bisogno di quella puledra. È come se fosse parte di me, come se fossimo accomunate da qualcosa. Siamo entrambe a pezzi, entrambe malate, e se darete una possibilità a lei è come se la deste anche a me.” Guardò Clay con gli occhi sbarrati, sperando che lui capisse. "Clay, a me avete dato una possibilità. Ora datela anche a lei, vi prego.”

Clay la guardò in silenzio per qualche istante, immerso nei suoi pensieri, poi annuì. "Va bene, ci proverò. Non posso prometterti niente, ma ci proverò."

Mentre Bianca tornava nella stalla per trascorrere un altro po’ di tempo con la puledra, Clay parlò a bassa voce a suo padre, poi guidò i proprietari nell'ufficio al piano rialzato. Bianca raccolse il pennello, per finire di togliere il sangue secco dal mantello della bestia, e incrociò le dita.

* * *






Annie era giГ  sotto le coperte, quando Bianca tornГІ a casa quella sera; non aveva nemmeno la forza di alzarsi. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre Bianca le raccontava di Rose e del destino che molto probabilmente l'attendeva.

"Sarai in grado di salvarla, Bee, - la rassicurГІ Annie - Se qualcuno puГІ aiutare quel cavallo a guarire, quella sei tu."

"Ma significa che passerò meno tempo con te.” sussurrò Bianca, sopraffatta dal senso di colpa.

Annie si limitò a sorridere debolmente. "Io sono sempre con te, - sussurrò – In ogni momento del giorno, sono accanto a te, proprio lì nel tuo cuore." Il suo sorriso e l’influenza che aveva sulla sorella la facevano apparire forte, ma Bianca sapeva quanto in realtà Annie fosse fragile.

"Stai comoda?" chiese Bianca, sapendo benissimo che non lo era, ma non sapeva in quale altro modo aiutarla. Se avesse potuto avrebbe cancellato il dolore di sua sorella, o l'avrebbe preso su se stessa, ma così si sentiva impotente.

"Sto bene. - la rassicurò Annie - Domani vedrò se il dottore può aumentarmi la dose di morfina.”

Bianca si accigliò, ma non disse nulla. Sapeva che Annie odiava essere contraddetta, ma era così difficile rimanere impassibile nel vedere la persona che amava di più al mondo soffrire tanto.

Dormì nel letto con Annie quella notte, tenendosi stretta la sorella che gemeva nel sonno, afflitta dal dolore.

Bianca dormì a malapena. Sentì il padre tornare a casa barcollando a notte fonda, dopo avere annegato i suoi problemi nell’alcool. La malattia di sua figlia lo aveva colpito duramente: dopo tutti quegli anni trascorsi a lavorare e fare da padre single, stava perdendo una delle sue preziose figlie e, a peggiorare le cose, non c'era niente che potesse fare per alleviare le sue sofferenze. Bianca sapeva quanto soffrisse a dover stare a guardare Annie che moriva lentamente, e sapeva anche quanto si aveva fatto per lei. Con quanti terapisti aveva parlato, quanti oncologi aveva consultato, a quante visite in ospedale aveva sottoposto Annie! Niente era servito. Aveva combattuto coraggiosamente, ma ormai era chiaro che il tempo di Annie era scaduto e che lei aveva perso la sua battaglia.

Asciugandosi le lacrime con la coperta nel letto di sua sorella, Bianca si riaddormentГІ piangendo, le spalle che tremavano per i singhiozzi repressi.

* * *






La mattina dopo, i suoi tic erano più forti del solito. La stanchezza, unita all’ansia, le faceva fare delle smorfie orribili e quasi di continuo. A peggiorare le cose, erano tornati anche i suoi tic vocali. Schiarirsi la gola poteva anche andare - era una cosa normale che chiunque poteva fare ogni tanto - ma l'ecolalia era un problema. Finora era stata in grado di controllarla mantenendo la voce bassa, ma sapeva che, alla velocità con cui i suoi tic si stavano intensificando, non sarebbe passato molto tempo prima che ripetesse ad alta voce le parole che sentiva pronunciare da chi le stava attorno. Cosa avrebbe pensato Clay allora? Le avrebbe permesso di continuare a lavorare lì? O avrebbe chiesto a suo padre di licenziarla? O, peggio, avrebbe minacciato di nuovo di sculacciarla, per avergli mentito? Non che gli avesse mentito - l'ecolalia non si era ripresentata nemmeno quando Tom Lewis l'aveva presa in giro - ma a meno che Clay non avesse capito cosa significasse la sindrome di Tourette, non le avrebbe creduto.

Era persa nei suoi pensieri mentre guidava Big Red fuori dalla sua stalla e lo legava saldamente al gancio esterno. Sorrise, pensando a Clay. Aveva avuto molto a che fare con lui da quando aveva iniziato a lavorare nelle scuderie, ma non c'erano stati più momenti di civetteria. E non aveva avuto ulteriori conferme che fosse davvero uno “sculacciatore.”

Era un maschio dominatore, probabilmente un alfa, e quell’aria autoritaria che gli vedeva sulla faccia la spingeva continuamente a voler disobbedire solo per vedere le sue reazioni, ma fino a quel momento non si era presentata l’occasione. Non era esattamente il suo capo, ma come caposquadra della scuderia era comunque un suo superiore. Non le aveva mai fatto rintuzzato qualcosa, ma vigilare sulla qualità del lavoro era sua responsabilità e, se qualcosa fosse andato storto l’avrebbe sicuramente ammonita. Sì ma...cosa avrebbe fatto realmente? Si sarebbe limitato a sgridarla con quella sua voce calda e sexy, come si fa ad una bambina? O avrebbe davvero usato quel frustino, come aveva minacciato dal primo istante che si erano conosciuti? Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva avuto una cotta per qualcuno, era stato tanto tempo fa. Ma questa volta era davvero infatuata. Mentre puliva il grosso castrato, sognava di finire nei guai con Clay, solo che lui non le stava solo urlando in testa, ma la stava ...

“Stai fermo, Red! - ordinò Bianca al grosso cavallo mentre si chinava e afferrava il suo ginocchio con la mano sinistra, pronta con la destra a pulirgli lo zoccolo. Con Red aveva fatto il suo ultimo allenamento della mattina e non vedeva l’ora di risalirci sopra. La sua meravigliosa e ampia andatura l’aveva completamente eccitata e, ora che si conoscevano bene, riusciva anche a strigliarlo senza sforzo. Quel cavallo era davvero un gigante buono, e stava diventando rapidamente anche il suo animale preferito.

Ciak! La punta di un frustino le si posò dolorosamente sul culo mentre lei era chinata a pulire gli zoccoli di Big Red. Urlò, lasciando cadere di botto lo zoccolo, e si raddrizzò per acciuffare il colpevole, convinta che si trattasse di Clay. Prese una mazza e la scagliò più velocemente che potè verso l’uomo che stava battendo in ritirata e che assomigliava moltissimo a Clay, ma aveva i capelli più corti e un po’ più scuri. La punta del bastone lo colpì tra le scapole e lui si voltò per guardarla minacciosamente. Non era Clay. Il fratello maggiore di Lewis le fece un largo sorriso, quando i loro sguardi s’incontrarono, e la rabbia nei suoi occhi svanì.

"Scusa, ma non ho saputo resistere ad un ...bersaglio così appetibile! E’ stato solo per gioco, ok?” disse lui, con la faccia da schiaffi e facendole l’occhiolino, mentre si chinava per raccogliere la mazza da terra.

"Sono Luke. - disse, porgendole il bastone – Ti ho preso per un’altra persona, scusa, mi sono sbagliato. Sai, tutte le donne che lavorano qui lo sanno che io e i miei fratelli abbiamo la mania di sculacciarle, ogni tanto, ma di solito non lo facciamo alle nuove arrivate. Scusami ancora.”

Bianca si sentì sciogliere: era così bello e cortese! Beh, gentile dopo averla sculacciata, ma sperò che non lo fosse altrettanto, mentre lo faceva.

"Vuoi dire che tutti voi fratelli avete quest’abitudine?"

Luke si strinse nelle spalle. “Beh, qui non ci lavorano molte femmine ma quando possiamo...sì.” Le sorrise a trentadue denti. "Comunque, tutti i maschi sono ossessionati dal sesso.” Il suo sorriso di botto scomparve e lui divenne serio. "Ma a non tutte le donne piace, quindi se non ti va basta che tu lo dica. Se ti dà fastidio, dimmi la parola magica e ti assicuro che nessuno di noi ci proverà più.”

Le viscere di Bianca stavano facendo le capriole. L’ossessione per le sculacciate era il suo piccolo sporco segreto. Poteva sperare di avere finalmente trovato qualcuno che condividesse la sua stessa passione? Possibile che la sua soddisfazione virtuale su internet avesse i giorni contati?

"Per me va bene." disse timidamente, sfregandosi tendenziosamente il sedere mentre tornava alla pulizia di Red, e cercando disperatamente di nascondere l’eccitazione che le aveva provocato le parole dell’uomo. Davvero lo facevano tutti i fratelli? Sculacciare le femmine? Meraviglioso!














Capitolo Quattro







"Salsiccia." Darren le sussurrГІ la parola all'orecchio mentre le passava accanto, dirigendosi alla selleria. Era solo una parola detta a mezza voce, ma tanto bastava.

"Salsiccia! Salsiccia!" ripetГ©, sforzandosi di ripetere la parola a voce bassa. Era difficile - voleva gridarlo al mondo, il suo cervello le urlava di urlarlo a squarciagola - ma controllГІ l'impulso. "Salsiccia, salsiccia, salsiccia." ripetГ© ossessivamente.

"Strano!" le disse, passandole di nuovo accanto qualche minuto dopo, con una smorfia di chiaro disgusto sulla faccia, sentendola ripetere quella parola centinaia di volte.

Darren aveva scoperto accidentalmente la parola chiave, quando la signora Lewis aveva portato un vassoio di panini caldi con salsiccia appena sfornati, per la colazione del giorno prima. Bianca aveva pronunciato la parola tra sé e sé per tutta la mattina e, sfortunatamente, Darren l'aveva sentita. E da allora, non aveva fatto altro che cogliere l’occasione per sussurrarle la parola "salsiccia" all'orecchio.

Le parole chiave erano casuali. Qualsiasi parola poteva farla esplodere, e malgrado la maggior parte delle frasi scorresse via senza problemi, tuttavia il suo cervello a volte si fissava su una parola a caso; e, quando succedeva era finita, non aveva piГ№ pace. Tutto quello che poteva fare era sperare che l'ecolalia sarebbe passata presto.

Bianca si era goduta i suoi primi due mesi nella scuderia di Tom Lewis e, a parte Darren e il rancore che lui sembrava nutrire contro di lei dopo che lei purtroppo aveva rifiutato un appuntamento con lui il secondo giorno di lavoro, andava d'accordo con tutti gli altri membri del personale. Era una squadra laboriosa ma amante del divertimento, e lei si era adattata bene. E, anche se sapeva che tutti ormai conoscevano i suoi tic - bisognava essere sordi e ciechi per non notarli - nessuno di loro le aveva mai detto una parola offensiva al riguardo. Nessuno, tranne Darren. A quanto pare, lui provava un grande piacere nel trovare nuove parole chiave per farla andare di matto, o nel mimare le sue folli smorfie e i comportamenti strani. Se lei si schiariva la gola, lo faceva anche lui. E se lei annusava, come faceva spesso, e lui era nei paraggi, le andava vicino e le annusava l’orecchio.

Bianca cercava di continuamente di non scoppiare a piangere. No, non lo avrebbe fatto. Non più. Aveva finito di versare lacrime sulla sua Tourette. Non l’avrebbe aiutata a migliorare le cose; semmai, le faceva peggiorare i tic.

Non ci pensare, Bee. Anche adesso, poteva sentire le parole incoraggianti di Annie nel suo orecchio. Le mancava sua sorella. Aveva passato così tanto tempo con Rose, per rafforzare il loro legame e farla guarire dalle sue ferite, che non aveva avuto tempo da stare un po’ con Annie. La sera si rannicchiavano insieme nel letto, ma a quell’ora Annie era troppo stanca, debole e malata per farsi quattro chiacchiere con lei, e non poteva fare altro che godere della compagnia della sorella.

SobbalzГІ al tocco gentile di una grande mano sulla sua spalla.

"Vuoi che dica a Darren di darci un taglio?" Le chiese Clay, con la sua voce da baritono.

Lei scosse la testa. “No, lascia perdere. Non voglio urtare qualcuno, stando qui. Inoltre, ho passato momenti ben peggiori, nella mia vita.”

"Va bene. Bene, fammi sapere se cambi idea. " Con un sorriso amichevole, si toccГІ il cappello e continuГІ a camminare verso le scuderie.

* * *






Clay si appoggiГІ alla recinzione del cortile rotondo e appoggiГІ la testa sugli avambracci, osservandola in silenzio. Aveva un dono con i cavalli, senza dubbio. I progressi che Bianca aveva fatto con Rose in soli due mesi erano stati incredibili. I suoi proprietari sarebbero venuti l'indomani per vederla correre e, sebbene sarebbe stata solo la seconda volta che Bianca l'avrebbe cavalcata, non aveva dubbi che sarebbe andato tutto bene.

Il viso di Bianca era sereno e rilassato e non aveva tic, mentre si concentrava sul cavallo, comunicando con lei in quel suo modo silenzioso e che rafforzava ogni giorno di più il loro legame. Clay continuò a guardarla, apprezzando il modo aggraziato con cui si muoveva, la sicurezza nel trattare con la puledra. Era così carina quando il suo viso non si contraeva in quelle orribili smorfie! Era un vero peccato che avesse quella malattia, altrimenti sarebbe stata una donna meravigliosa.

Bianca alzò lo sguardo e si accorse che lui la stava guardando; lui le sorrise, ma lei non rispose. Si limitò a girare di scatto la faccia, per poi voltarsi a guardarlo di nuovo dopo qualche secondo, con un’espressione accigliata sul viso.

"Non guardarmi.” Lo pregò in un sussurro, ma lui riuscì a sentirla lo stesso.

"Perché no? Dovresti essere abituata agli sguardi dei maschi!” rispose lui.

“Oh, certo! Mi guardano, eccome! Anche le ragazze. A tutti piace guardarmi per prendermi in giro!” La sua voce era amara, triste e malinconica, e lui si rese immediatamente conto di avere fatto una gaffe.

“Aspetta, non intendevo questo!” protestò, ma ormai era tardi. Capì che, per la frustrazione, Bianca stava lottando contro un altro tic. Evidentemente le sue parole l’avevano sconvolta. Idiota! Si disse.

"Quello che volevo dire è che sei bellissima! Dovrebbero dirtelo più spesso!”

Lei sbuffГІ e scosse la testa, ma Clay notГІ il mezzo sorriso che stava cercando di nascondere. "Nessuno me lo dice mai."

"Non ci credo.”

"Non lo fanno, credimi." Rivolse la sua attenzione al cavallo.

"Io invece voglio dirtelo."

Bianca si voltГІ e lo guardГІ con aria sorpresa. "E perchГ©?"

"Te l’ho detto: sei bellissima." La sua voce era dolce mentre glielo diceva, e non mentiva: la trovava davvero bellissima. I suoi occhi erano sempre così tristi, sembrava così fragile... forse erano proprio queste le cose che lo attiravano di più in lei, e che scatenavano la sua voglia di proteggerla.

"Sono un mostro." Bianca pronunciГІ queste parole con voce ferma, come se ne fosse fermamente convinta.

Il cuore di Clay si spezzГІ. "Non sei affatto un mostro."

"Sì, lo sono." Poi si voltò di nuovo verso Rose, ordinando silenziosamente al cavallo di abbassarsi sui quarti posteriori.

Clay continuГІ a fissarla intensamente, impressionato dalle tecniche naturali di equitazione che Bianca stava usando per costruire il legame con la cavalla e rendere il suo corpo forte ed elastico come una volta. Anche se la puledra non era ancora al massimo della forma fisica, ora che Bianca la cavalcava tutti i giorni ben presto sarebbe tornata perfetta.

Più rimaneva a guardarla, più si sentiva attratto da lei. Doveva essere rimasto affascinato per un bel po’, perché quando tornò in sé la vide accanto a lui che armeggiava con il chiavistello del cancello, tenendo in mano le redini di Rose. Cogliendo l’occasione al volo, lui allungò una mano e le toccò delicatamente la spalla, guardandola fisso negli occhi. All'inizio Bianca evitò di guardarlo, ma lui mantenne lo sguardo fisso, fino a che lei non alzò i bellissimi occhi. Lui le lanciò uno sguardo di sfida.

"Non sei un mostro.- le disse Clay dolcemente ma con fermezza - Se tu fossi mia, ti sculaccerei solo per averlo pensato.” le disse.

Lei sorrise appena. "Meno male che non sono tua, allora. Perché io invece non faccio che ripetermelo. Sono un mostro, è così.”

Le tenne una mano sulla spalla, tenendola ferma. "No." esclamГІ.

“Invece sì!” quasi gridò lei, scrollandosi la sua mano da dosso. “Posso andare adesso? Ho del lavoro da fare!”

Lui si scostò per lasciarla passare, ma fece in tempo a vederle sulla faccia un mezzo sorriso. Allora, gradiva le sue attenzioni? Bene, questo la rendeva ancora più attraente. Clay non aveva mai incontrato una donna più forte e coraggiosa di lei, indomita e decisa ma anche così fragile dentro. Il suo cuore si strinse al pensiero di quanto dolore dovesse sopportare. Sospirò frustrato, desiderava intensamente farla sua.

* * *






Ancora! – pensò Bianca, eccitata – Ha di nuovo tirato fuori la sculacciata! Tuttavia, oltre le chiacchiere, non si era spinto oltre. Se era così ansioso di sculacciarla, perché non lo faceva?

Ogni giorno, Annie le chiedeva se aveva fatto progressi con Rose. Poi cominciГІ a informarsi dei suoi progressi con Clay. Immancabilmente, la risposta era sempre la stessa: no. Clay la trattava gentilmente; tutti i fratelli erano cordiali con lei. Come la maggior parte delle persone alle scuderie. Ma a parte le chiacchiere banali tra colleghi, nessuno aveva mai mostrato desiderio di conoscerla e quindi, per quanto la riguardava, era come se non esistesse per loro.

Annie. Il suo cuore si strinse al pensiero di sua sorella. Anche non volendo, l'immagine della sua fragile sorella le balenò nella mente. Annie aveva combattuto coraggiosamente - stava ancora combattendo coraggiosamente - ma aveva perso la sua battaglia. Contro il cancro, non c'erano mai vincitori. O almeno, raramente. In pratica, c'erano solo vittime. Vittime dei danni della chemioterapia e delle radiazioni, vittime della orrenda malattia che le divorava da dentro. E poi c’erano le altre vittime, padri, madri, sorelle, che avrebbero pianto per la morte dei loro cari. Il tempo di Annie stava scadendo e, invece di starle accanto per godere di quegli ultimi giorni, Bianca aveva scelto di stare con un cavallo. Quando il pensiero la trafisse, si sentì riempire gli occhi di lacrime per un profondo senso di colpa. Doveva riordinare le sue priorità: trascorrere del tempo con sua sorella era troppo importante.

"Oh, Bianca! - gridò Clay, mentre lei guidava la puledra nella stalla e chiudeva la porta - I proprietari di Rose verranno domani per vederti correre: vogliono cronometrarti, vedere quanto è veloce la puledra. Se è sono soddisfatti lei rimane. Altrimenti ... "La voce di Clay si spense. Non aveva bisogno di finire la frase. Entrambi sapevano quale destino attendeva la puledra se non fosse stata abbastanza veloce. I proprietari avevano già investito così tanti soldi per salvare quel cavallo, evidentemente non erano disposti a continuare a pagare per lei senza un adeguato ritorno.

"Fidati, è veloce. - rispose Bianca – Ormai mi sono chiare le sue potenzialità. E’ una campionessa.”

Clay annuì semplicemente. "Vedremo."

* * *






"Sei in ritardo!" La voce accusatrice fu la prima cosa che Bianca sentì mentre apriva la porta d'ingresso. "Tuo padre è ancora al pub, ubriaco come al solito, e oggi non sei nemmeno tornata a casa per pranzo. Annie mi ha detto che negli ultimi tempi torni a casa solo la sera. Tua sorella non conta proprio niente, per te? "

Bianca si voltГІ di scatto, con la faccia in fiamme, per affrontare la donna che le aveva abbandonate per rifarsi una vita e che ora cercava prepotentemente di imporsi nella loro.

"Come?" gridГІ, non appena la sua faccia ebbe finito di contrarsi per un violento tic. "Sono stata io a prendermi cura di Annie per anni mentre tu te ne andavi in giro per il mondo dimenticandoti che avevi due figlie! Come osi tornare qui da padrona e accusarmi di non amare mia sorella? Annie ГЁ sempre stata la persona piГ№ importante della mia vita e lo sarГ  sempre! "

Le due donne rimasero nell'atrio a urlarsi addosso per diversi minuti, lanciandosi insulti di ogni tipo. Strillavano così forte da coprire il rumore dell’auto che si fermava nel vialetto, finché la porta d'ingresso non si aprì e il padre di Bianca rimase lì, a fissare in silenzio le due donne che urlavano. La madre di Bianca si girò a guardarlo, e Bianca ne approfittò per scappare, fuggendo lungo il corridoio verso la camera da letto di sua sorella.

Annie era completamente sveglia quando Bianca entrò; le loro grida l’avevano destata nel bel mezzo del sonno. Copiose lacrime le scorrevano lungo le guance e il cuore di Bianca si strinse a quella vista: Annie non aveva mai pianto in vita sua.

"Devi mettere da parte il tuo rancore, Bee. - sussurrГІ Annie - Non puoi odiarla per sempre."

"Dovrei perdonarla?" Bianca era incredula. "Mai! Non la perdonerГІ mai per averci abbandonato proprio quando avevamo piГ№ bisogno di lei! "

Annie lisciГІ le lenzuola del letto. "Siediti. - disse dolcemente tra le lacrime - Ho preso una decisione. Domani mi farГІ ricoverare in ospedale. Non voglio essere piГ№ un peso per te. "

"No, Annie! - protestГІ Bianca con tutte le sue forze - Non sei un peso! TornerГІ a casa prima, te lo prometto! E verrГІ anche a ora di pranzo! Mi dispiace tanto di averti deluso, Annie, per favore non mi lasciare! "

Annie si limitò a scuotere la testa. "Hai una vita da vivere, Bee. – disse - Un lavoro, forse un uomo, e un cavallo da salvare. Basta prenderti cura di me. Lo hai fatto per tutta la vita, ora devi pensare a te.”

"Ma io voglio stare con te!"

"Ed io non voglio, Bianca." La voce di Annie era dura e fredda, ma Bianca sapeva che stava fingendo. Sapeva quanto fosse pronta Annie a sacrificarsi per la felicitГ  di qualcun altro; questa consapevolezza la fece crollare del tutto e scoppiГІ a piangere.

"Non puoi dire questo, Annie! – la implorò tra le lacrime - Lo so che non fai sul serio.”

"Ti sbagli, sono davvero convinta. - disse Annie con forza - Domani vado in ospedale. MI accompagnerà nostra madre. Potrai comunque venire a trovarmi, nelle ore di pausa dal lavoro.”

Quella notte Bianca non riuscì a chiudere occhio, era troppo sconvolta. Non fece che tenersi stretta al petto la mano di Annie, cercando di coordinare i suoi respiri rapidi e irregolari a quelli lenti e ritmici di Annie, provando a rilassarsi in tutti i modi, senza riuscirci. Aveva lo stomaco a pezzi, la testa le doleva e non riusciva a chiudere gli occhi. Sperava che il tempo si fermasse, che il domani non sarebbe mai arrivato. Non solo stava perdendo quella che per lei era più di una sorella, ma forse avrebbe perso anche il cavallo che stava iniziando ad amare.




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